Con l’arrivo della pandemia l’offerta culturale online si è moltiplicata, in particolare nel settore dell’audiovisivo. Di certo non è stato il cinema d’autore e purtroppo neppure il nostro cinema nazionale a farla da padrone. La situazione sanitaria ha obbligato la gente a stare a casa, abituandola ad usufruire dell’offerta cinematografica dal proprio divano. Ora, con il ritorno alla normalità, saranno i festival estivi ad avere la grande responsabilità di riconquistare il pubblico. Le sale sono rimaste chiuse e certe hanno proposto delle iniziative online, i distributori non hanno potuto distribuire i film acquistati nei mesi precedenti , i produttori hanno dovuto sospendere o postporre i tournages, e i festival sono stati annullati o hanno proposto edizioni online.
Il cinema mondiale esce da una dura crisi. Anche l’industria americana arranca, e ciò non è un buon segno neppure per il cinema indipendente. Il cinema, come la musica o la letteratura, deve poter offrire generi e stili diversi che permettano di raggiungere pubblici diversificati.
Paradossalmente, malgrado la grande crisi, la produzione cinematografica mondiale è sempre molto numerosa a tal punto che anche tutti i festival esistenti non arriveranno ad assorbirla. Lo spostamento di Cannes in estate ha oltremodo provocato uno sbilanciamento nella programmazione di parecchi festival che ha causato a sua volta uno sconvolgimento nel comportamento dell’industria cinematografica, attirata dai grandi mercati come il Marché de Cannes, che è il più importante al mondo. Se verosimilmente il pubblico tornerà fedele ai propri festival, non è sicuro che ciò valga anche per l’industria.
Cannes in estate non è privo di conseguenze
Dopo l’apertura delle sale cinematografiche, il primo grande festival internazionale ad aprire le danze è stato la Berlinale che, per poter accogliere il pubblico, ha dovuto postporre le proprie date al 9-20 giugno, seguito da Cannes tre settimane dopo, 6-17 luglio, praticamente in concomitanza con il NIFF e FIFF. Inutile sottolineare che per Locarno, trovarsi a tre settimane da Cannes con una Berlinale che ha avuto luogo in giugno e con la Biennale in settembre, non è sicuramente la situazione ideale. Lo stesso vale per Sarajevo 13.8-20.8, Karlovy Vary che da luglio ha trovato una spazio dal 20-28.8, seguito a ruota da Vene- zia 1-11.9, Toronto 10-19.9, San Sebastián 17-15.9 , dal ZFF 26.9-6.10 e così di seguito. Questa lista non include tutti i festival estivi ma da un’idea dell’attuale cronologia dei festival, che di sicuro non aiuta l’industria cinematografica a ritrovare la sua propria economia.
I distributori, che normalmente seguono assiduamente i festival internazionali per scoprire nuovi film da comperare per proporli agli esercenti, quest’anno dovranno fare delle scelte perché non hanno la necessità nè la forza finanziaria per comperare nuovi film, visto che nel loro lineup ci sono ancora i film non usciti in sala durante questo anno di pandemia. Questa situazione anomala probabilmente penalizzerà i film più piccoli e delicati mostrati nei vari festival dato che l’industria, per sopravvivere, dovrà probabilmente scegliere film più commerciali.
Se a Berlino o a Cannes non ci fossero dei mercati cosi importanti, i festival stessi ne sarebbero indeboliti. Questo dimostra che l’industria cinematografica, che permette ai film di trovare un pubblico, è un elemento indispensabile nel panorama cinematografico mondiale, così come in quello svizzero.
Non si può misurare il valore culturale di un’opera con l’indotto economico che genera ma non bisogna neppure dimenticare che se il cinema senza i registi e i creativi non esisterebbe, senza un’industria sana queste opere non troverebbero un pubblico.
La pandemia ha messo in evidenza quanto sia importante ritrovare un giusto equilibrio di tutta la catena cinematografica che va dalla creazione al pubblico che sia quello dei festival, delle sale cinematografiche, delle televisioni o anche delle piattaforme.
▶ Testo originale: italiano
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