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Sich selber treu bleiben

Chiara Fanetti
26. Mai 2023

Enea Zucchetti e Werner Herzog, 2021. © Melisa Margarita

Enea Zucchetti widmet sich abseits der vorgezeichneten Wege einer interessanten künstlerischen Laufbahn

Für Enea Zucchetti, Jahrgang 1996, sind «Film und Architektur die höchsten Ausdrucksformen der Kunst: Die Filmsprache vereint alle anderen Disziplinenin sich, die Architektur setzt sie physisch um.» Der in Lugano geborene und aufgewachsene junge Filmemacher tat sich in den vergangenen Jahren mit Kurzfilmen hervor, die so minimalistisch wie sorgfältig gestaltet sind und insbesondere urbane Landschaften in den Fokus rücken (sie wurden an verschiedenen Festivals gezeigt: Locarno, Winterthur, Genf). «Als Teenager war ich Skater und machte Graffitis. Beides führt dazu, dass man Städte auf eine andere Weise wahrnimmt, es schärft eine spezifische Sensibilität für städtische Räume. Genau das versuche ich heute, mit meinen Dokumentarfilmen zu machen: Zu zeigen, dass es etwas gibt, wo scheinbar nichts ist.»

Für Filme begeistert er sich seit seiner Kindheit, als er mit Vater und Bruder regelmässig die Videothek besuchte. Er hatte aber nicht vor, Film zu studieren, oder zumindest nicht an einer der üblichen bekannten Schulen der Branche. Nach seinem Abschluss als kaufmännischer Angestellter beschloss er jedoch, in Mailand Regie zu studieren, um sich die Technik anzueignen und in einer in Sachen Design und Architektur so vielfältigen Stadt zu leben. «Ich glaube, mein Studium fing erst richtig an … nachdem ich es abgeschlossen hatte! Die Schule in Mailand war nicht speziell renommiert, und das passte mir. Ich konnte mir die Grundlagen aneignen, ohne von berühmten Lehrern und Fachleuten beeinflusst zu werden, was mirermöglichte, meine wahren Begabungen zu entdecken.»

Zu einer Begegnung mit einem grossen Filmemacher ist es aber doch gekommen, und zwar als er seinen ersten Kurzfilm, «L’azzurro del cielo», als Bewerbung für einen Workshop der spanischen Produktionsfirma La Selva einreichte. Zusammen mit 30 weiteren ausgewählten Regisseuren und Regisseurinnen aus der ganzen Welt durfte er dann auf Lanzarote mit Werner Herzog an einem Projekt arbeiten: «Das war mein Master», elf Tage Diskussionen im Kollektiv, Gespräche und individuelle Treffen mit einem der wichtigsten lebenden Regisseure.

 

Erste abverdiente Sporen und daneben Eigenproduktionen

 

Aktuell arbeitet Enea Zucchetti einerseits für Produktionen im Tessin, in der Schweiz oder im Ausland und realisiert andererseits persönliche Projekte. Im Verhältnis zu Grösse und Bevölkerungszahl wird im Tessin seiner Einschätzung nach viel gedreht, die Szene sei lebendig, es mangle höchstens ein wenig an Experimentierfreude. Er selber ist offen für jede Aufgabe: Assistent, Fahrer, Logistiker, alles, was ihm zu neuen Erfahrungen verhilft. Seine eigenen Projekte setzt er hingegen ganz in Eigenproduktion um: «Bei meinen ersten Werken ging es mir darum, eine Idee zu entwickeln und dann darum, herum einen Film zu bauen. Deswegen brauchte ich keine grossen Mittel, keine grosse Technik, die Filme haben gar kein richtiges Budget. Sie leben stark von den Schauplätzen, und den Mittelpunkt des Projekts bildet die Idee.»

Bei «Piazzale d’Italia» (2021) war seine Absicht, Campione d’Italia zeigen, und zwar nicht so sehr als Bauwerk, sondern eher als Entität in der Landschaft. Das Werk ist ein fast politischer Kommentar zum Spielcasino nach Entwürfen von Mario Botta, das wegen seiner übertriebenen Grösse und seiner ästhetischen und wirtschaftlichen Auswirkungen auf die kleine italienische Enklave Campione am Luganersee immer wieder heftige Kritik auslöst. Diesem Kurzfilm verdankt er es, dass der österreichische Regisseur Daniel Hoesl ihn einlud, als Regieassistent an einem Film mitzuarbeiten, der derzeit gerade in Campione gedreht wird.

Enea Zucchettis Haltung wirkt sehr geradlinig, aber nicht rigoros oder erzwungen, sondern im Gegenteil äusserst spontan. Er fällt alle seine Entscheidungen im Respekt vor seinen eigenen künstlerischen Bedürfnissen. Der Weg der Unabhängigkeit, den er eingeschlagen hat, um sich «weder vom Warten auf Gelder aufhalten noch von produktionstechnischen Zwängen kontaminieren zu lassen», prägt auch seine Meinung bezüglich Ausbildungsangeboten: «Wenn du Kunst oder Kino wirklich liebst, wenn sie eine Art Notwendigkeit für dich sind, ist es gefährlich, sie durch Unterricht zu rationalisieren.»

Seinen Eigenproduktionen verdankt er Kontakte und berufliche Möglichkeiten im Ausland (so drehte er vor Kurzem in Norwegen einen Werbespot für Rimowa, ein Unternehmen der LVMH-Gruppe) – aber da er im Tessin bleiben und einen Langfilm drehen möchte, erreichen ihn hoffentlich zunehmend auch Angebote aus der näheren Umgebung.

 

Versione originale : Italiano

 

Fedele alla propria linea

Lontano dai percorsi prestabiliti, Enea Zucchetti sta costruendo con attenzione un interessante percorso artistico.

 

Per Enea Zucchetti, classe 1996, « cinema e architettura sono le massime espressioni dell’arte: il cinema racchiude tutte le altre discipline nel suo linguaggio mentre l’architettura lo fa fisicamente ». Nato e cresciuto a Lugano, si è distinto negli ultimi anni per alcuni cortometraggi (proiettati a vari festival: Locarno, Winterthur, GIFF) dal linguaggio minimalista quanto attento e curato, dove in particolare svetta il paesaggio urbano. « Durante l’adolescenza andavo in skateboard e facevo graffiti. Sono due pratiche che danno una percezione diversa della città, accentuano una certa sensibilità rispetto allo spazio urbano. Ora con i miei documentari cerco di fare lo stesso: rivelare qualcosa dove apparentemente non c’è nulla ».

Il cinema lo ha sempre vissuto come una passione, sin dalle visite in videoteca con il padre e il fratello durante l’infanzia. Non ha mai voluto davvero studiarlo, o per lo meno non in una delle solite scuole ambite e conosciute del settore. Dopo un diploma come impiegato di commercio, ha deciso di studiare regia a Milano, per imparare la tecnica e per vivere in una città con una grande eredità nel campo del design e dell’architettura. « Penso di aver davvero iniziato a studiare... quando ho finito di studiare! L’istituto di Milano non era rinomato e andava bene così. Ho potuto costruire le mie fondamenta senza l’influenza di insegnanti e professionisti affermati, questo mi ha dato la possibilità di scoprire le mie vere attitudini ».

L’incontro con un grande cineasta comunque l’ha avuto, candidando il suo primo corto, « L’azzurro del cielo » (2019), ad un workshop della casa di produzione spagnola La Selva. Insieme ad altri 30 registi selezionati da tutto il mondo ha potuto sviluppare un progetto sull’isola di Lanzarote con Werner Herzog: « quello è stato il mio master », undici giorni di discussioni collettive, dialoghi e incontri individuali con uno dei più importanti registi viventi.

 

« Ora con i miei documentari cerco di fare lo stesso: rivelare qualcosa dove apparentemente non c’è nulla »

Enea Zucchetti

 

Tra gavetta e autoproduzioni

Attualmente Enea Zucchetti si divide tra lavori per produzioni attive nella Svizzera italiana, nazionali o estere, e progetti personali. Per le proporzioni territoriali e demografiche del Ticino secondo lui i set sono numerosi, è una scena viva, manca forse un po’ di sperimentazione. Lui però non si tira indietro di fronte a nessun ruolo: assistente, driver, mansioni di logistica, ciò che serve per fare esperienza. I suoi progetti individuali invece viaggiano nella totale autoproduzione: « nei miei primi lavori volevo sviluppare un’idea e poi costruirci intorno un cortometraggio. Per questo non ho avuto bisogno di grandi mezzi o tecnicismi, non hanno un vero budget. Si basano molto sui luoghi ed è l’idea il centro del progetto ».

« Piazzale d’Italia » (2021) nasce con l’obiettivo di guardare il casinò di Campione d’Italia non tanto come un edificio ma come un’entità nel paesaggio. Un lavoro che offre un commento quasi politico, visto che il casinò, disegnato da Mario Botta, è stato contestato per la sua mole considerata spropositata per l’impatto estetico ed economico che ha avuto sulla piccola enclave italiana di Campione, affacciata sul lago di Lugano. Grazie a questo corto, Enea Zucchetti è stato contattato dal regista austriaco Daniel Hoesl, che lo ha voluto come assistente alla regia sul film che sta girando in queste settimane proprio a Campione.

C’è molta integrità nell’attitudine di Enea Zucchetti. Non è rigida o imposta, anzi, sembra molto spontanea, tutte le sue scelte sono volte ad un grande rispetto per le proprie necessità artistiche. La via dell’indipendenza intrapresa per « non essere rallentato dall’attesa di finanziamenti e per non farmi contaminare dalle necessità della produzione » è perfettamente in linea con l’idea che ha della formazione: « se ti piace davvero l’arte o il cinema, se è una sorta di necessità, è pericoloso razionalizzarla ad un’istruzione ».

Le sue autoproduzioni gli stanno portando contatti ed occasioni dall’estero (recentemente anche uno spot girato in Norvegia per Renowa, azienda del gruppo LVMH): considerato che non ha intenzione di spostarsi dal Ticino e che vorrebbe realizzare un lungometraggio, ci auguriamo che le opportunità arrivino anche da più vicino.

 

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