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Film ist die Sprache der Zukunft

Chiara Fanetti
20. Juli 2022

Kevin B. Lee © Ti-Press / Alessandro Crinari

Mit der Schaffung eines gemeinsam mit der Università della Svizzera italiana konzipierten Lehrstuhls möchte das Locarno Film Festival zu einer Referenz für die Forschung im audiovisuellen Bereich werden.

Wie kann das Locarno Film Festival über die elf Tage im August hinaus in Erinnerung bleiben? Kann es neue Generationen erreichen? Lässt sich der Zauber der Piazza Grande auf ein geografisch weit entferntes Publikum übertragen? Während Festivals wie Cannes solche Fragen zu beantworten versuchen, indem sie berühmte TikToker dazu einladen, ihren Followers in den Formaten und in der Sprache der chinesischen Plattform die Atmosphäre auf der Croisette zu vermitteln, sucht Locarno andere Lösungen.

Auf die erste Fragestellung reagierte das Festival mit der Veranstaltung «L’immagine e la parola», in deren Rahmen seit zehn Jahren jeweils im Frühling Begegnungen, Filmvorführungen und Workshops stattfinden, die ein generationenübergreifendes Publikum ansprechen. Der zweiten Herausforderung stellt sich Locarno seit jeher, es gibt das seit Jahren bewährte Format Cinema&Gioventù  und die verschiedenen Academy-Angebote für junge Berufsleute, dazu kam 2019 auch das sogenannte BaseCamp, das Studierenden aus Kunst- und Filmschulen Workshops und Unterkunft bietet. Antworten auf die dritte Frage (wie auf die beiden anderen), versucht hingegen Kevin B. Lee zu geben. Er wurde am 1. Januar 2022 zum «Locarno Film Festival Professor for the Future of Cinema and Audiovisual Arts» an die Università della Svizzera italiana (USI) berufen. Ein begehrter Posten (149 Bewerbungen), ambitioniert und vielleicht auch noch etwas unklar definiert. Damit will das Festival versuchen, vor Ort und im Internet das neue Publikum eines Mediums zu kultivieren, das gemeinsam mit seinen Anhängern altert. Gerade über die neuen Referenzgeräte der Jungen – Smartphone und Laptop – kann eine Verbindung zur Piazza Grande hergestellt werden.

Dank jener Instrumente, die wir heute alle besitzen, ist das Kino zu einer Sprache geworden, die alle sprechen können, zu der alle Zugang haben: Potenziell ist es eine Sprache der Zukunft, so die These von Kevin B. Lee. Der US-Amerikaner, auch Filmemacher, unterrichtet an der Merz Akademie in Stuttgart Crossmedia Publishing. So schuf er das sogenannte «Desktop Cinema»: Video-Essays mit einem kritischen Ansatz, die die Realität so zeigen, wie sie über Computerbildschirme und Netzwerkschnittstellen erlebt wird.

Während des Festivals 2021 äusserte Professor Lee seinen Wunsch, an der USI ein fakultätsübergreifendes Institut zu gründen, das sich, auf Bachelor-, Master- und Doktorandenniveau, auf die Forschung über die Zukunft des Films konzentriert und Ergebnisse und Daten einem sehr breiten, lokalen und über das Internet verbundenen Publikum zugänglich macht, und zwar mittels von Studierenden gedrehter Filme. Seine Vision einer akademischen Forschung in Form von Filmen, also direkt über jenes Medium, das untersucht und bewahrt werden soll, ermöglicht es nicht nur, eine Verbindung zwischen alten und neuen Bildschirmen herzustellen, sondern integriert diesen neuen Lehrstuhl der USI auch in einen nationalen Kontext, in der bereits die Hochschule Luzern (HSLU) und die Universität Zürich beim Projekt «VideoEssay: Futures of Audiovisual Research and Teaching» zusammenarbeiten.

In Locarno sollen die ersten Ergebnisse von Kevin B. Lees Arbeit an der USI in Form einer Reihe von Veranstaltungen vorgestellt werden, die den neuen Sprachen der Gegenwart gewidmet sind, darunter ein 24-Stunden-Live-Talk auf Twitch. Der Professor wird auch ein öffentliches Gespräch mit der deutschen Künstlerin Hito Steyerl führen, einer zentralen Figur für die kritische Reflexion über digitale Medien, und zwar am Donnerstag, 11. August um 13.30 Uhr im Spazio Cinema.

Originaltext Italienisch

 

Versione originale Italiano:

Il cinema è il linguaggio del futuro

Con la creazione di una cattedra pensata in sinergia con l’Università della Svizzera Italiana, il Locarno Film Festival vuole diventare un riferimento per la ricerca nel campo dell’audiovisivo.

Come possiamo far vivere il festival di Locarno oltre gli 11 giorni di agosto? È possibile, per una rassegna cinematografica, raggiungere le nuove generazioni? Si può trasmettere la magia della Piazza Grande ad un pubblico geograficamente lontano? Mentre festival come Cannes provano a rispondere a domande simili invitando famosi TikToker a mostrare ai propri followers l’atmosfera della Croisette attraverso i formati e il linguaggio che la piattaforma cinese offre, Locarno sembra ambire ad un profilo nettamente differente.

 

Educazione all’immagine 

Al primo interrogativo ha risposto con L’Immagine e la parola, l’evento che da dieci anni in primavera offre incontri, proiezioni e workshop destinati ad un pubblico intergenerazionale. Di fronte alla seconda sfida Locarno non ha mai indietreggiato, con la presenza storica di Cinema e Gioventù
o delle varie Academy per giovani professionisti, alle quali dal 2019 si è aggiunto anche il BaseCamp, laboratorio e alloggio destinato, nei giorni del festival, a studenti provenienti da scuole d’arte e di cinema. Alla terza domanda, così come alle altre, proverà invece a rispondere il prof. Kevin B. Lee, che dal 1° gennaio 2022 è stato nominato « Locarno Film Festival Professor for the Future of Cinema and Audiovisual Arts » all’Università della Svizzera Italiana (USI). Un ruolo ambito (149 candidature), ambizioso e forse ancora un po’ vago che per il festival rappresenta un tentativo per cercare di coltivare - sul territorio e in rete - il nuovo pubblico di un medium che sta invecchiando con chi lo ama. Ma è proprio sui nuovi schermi di riferimento dei giovani - smartphone e portatili - che è possibile creare un passaggio verso la Piazza Grande. 

Grazie agli strumenti che tutti possediamo oggi, il cinema è diventato una lingua che ognuno di noi può parlare, alla quale tutti possiamo accedere: potenzialmente è una lingua per il futuro. Docente statunitense di Crossmedia Publishing alla Merz Akademie di Stoccarda, Kevin B. Lee sostiene questa tesi, anche con la sua attività di filmmaker, che lo ha portato a creare quello che lui chiama « Desktop Cinema »,
 ovvero video essays che mostrano, con approccio critico, la realtà così come viene vissuta tramite gli schermi dei computer e delle interfacce di rete. Durante Locarno 2021, il prof. Lee ha espresso la volontà di creare un istituto interfacoltà all’USI, focalizzato sulla ricerca sul futuro del cinema a livello bachelor, master e di dottorato, che dovrebbe rendere accessibili risultati e dati ad un audience molto ampia - locale e online - attraverso filmati realizzati da studenti e studentesse. La sua visione di ricerca accademica svolta attraverso il video, quindi direttamente con il medium che si vuole indagare e salvaguardare, non solo propone un modo per creare un contatto tra vecchi e nuovi schermi, ma inserisce questa nuova cattedra dell’USI in un quadro nazionale dove l’università professionale di arti applicate di Lucerna (HSLU) collabora con l’università di Zurigo al progetto « Video Essay: Futures of Audiovisual Research and Teaching ». 

 

Primi riscontri a Locarno75 

A Locarno saranno presentati i primi risultati del lavoro di Kevin B. Lee all’USI in una serie di eventi dedicati ai nuovi linguaggi del contemporaneo, tra i quali un talk di 24 ore in diretta su Twitch.
Il professore terrà anche una conversazione pubblica con l’artista tedesca Hito Steyerl, figura importante per la riflessione critica sui media digitali, giovedì 11 agosto alle 13:30 presso lo Spazio Cinema. 

 

 

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